GIOVANI EUROPEI CRESCONO
Ciao sono Erica! Questo mese ho incontrato...
Come ci si sposta nell’Europa del 2014?
E’ davvero l’Europa della crisi e delle mancate opportunità?
Per rispondere a un sacco di domande che attanagliavano anche noi, abbiamo deciso di intervistare in maniera semi seria giovani europei che, valigia in mano, hanno deciso di allontanarsi dal loro paese d’origine per raggiungere mete sconosciute.
Cercando di capire cosa li ha fatti alzare dal divano di casa, quali sono le reali opportunità per noi giovani europei, e quali consigli hanno da darci e darvi.
Così, tra giovani francesi, italiani, spagnoli… speriamo di darvi qualche buono spunto e chissà, anche di rincuorarvi e rincuorarci un po’.
Il primo ragazzo che abbiamo incontrato nel nostro viaggio è
Thibault
Francese, 27 anni
Ingegnere meccanico
Parigi-Genova
Progetto Leonardo da Vinci
(il progetto Leonardo da Vinci riguarda tutti i giovani dei settori professionali; che vengono sostenuti in attività di formazione per ampliare le loro conoscenze e incentivati a percorsi di mobilità in altri paesi dove vengono riconosciute le loro qualifiche, competenze e aiutati a apprendere lingue straniere n.d.r.)
1) Innanzi tutto, qual è stato il tuo percorso scolastico?
Ho ottenuto il BACS , l’equivalente della maturità scientifica italiana; dopo il Liceo, in Francia, vengono offerte agli studenti molte possibilità di formazione superiore che si possono distinguere in cicli da 2, 3, 5 o 8 anni a seconda dell’ambito di studio.
Io ho preso una laurea biennale, che mi ha permesse di proseguire in una scuola di ingegneria per altri 3 anni con una specializzazione in meccanica aeronautica.
2) Perché sei voluto partire?
Tutte le Università di Ingegneria in Francia incoraggiano gli studenti ad intraprendere un semestre, un anno accademico o un tirocinio all’estero.
Ho voluto cambiare aria, imparare una lingua straniera.
Mi sembrava importante farlo per vedere quello che succedeva “fuori dai confini francesi”.
Penso anche che i giovani, e in particolare gli ingegneri del nostro secolo, debbano avere una mentalità aperta in un mondo sempre più globalizzato.
3) Sei partito grazie al Progetto Leonardo da Vinci: in che cosa consiste e cosa ti ha permesso di fare?
Nel mio caso consiste in una collaborazione particolare tra l’Università di Orléans e quella di Genova.
Ciò mi ha permesso di effettuare i corsi universitari e un tirocinio presso un’azienda genovese nelle quale lavoro ormai da due anni.
4) Perché hai deciso di raggiungere proprio l’Italia? E perché poi hai deciso di rimanere?
Avevo l’opportunità di scegliere tra Glasgow e Genova; e ho optato per la seconda per poter imparare una nuova lingua (dato che l’inglese già lo conoscevo a livello scolastico) e per poter esplorare meglio l’Italia, paese da cui ero rimasto affascinato dopo un viaggio estivo di qualche anno prima.
Ho deciso di rimanere perché l’azienda presso la quale ho fatto tirocinio mi ha proposto un contratto di lavoro; in più ho incontrato la mia attuale ragazza e questo sicuramente è stato un motivo aggiuntivo.
Mi sono detto: “tutto quello che capita una volta potrebbe non accadere mai più”.
5) Se avessi ricevuto un’offerta di lavoro in Francia saresti ugualmente rimasto?
Sarei rimasto lo stesso, anche se mi avessero offerto uno stipendio più alto in Francia; perché qua mi trovo bene sia dal punto di vista lavorativo che umano.
Non mi pento della mia scelta.
6) Credi che il far parte di una comunità europea abbia in qualche modo influenzato la tua decisione di partire?
Senza la libera circolazione degli studenti e dei lavoratori sarebbe stato molto più difficile compiere un’esperienza del genere.
Inoltre mi si è presentata l’opportunità di candidarmi per il Progetto Leonardo da Vinci che mi ha permesso di partire senza troppa difficoltà.
7) In Italia coloro che vanno all’estero a studiare/lavorare vengono definiti “cervelli in fuga”; dal punto di vista del tuo paese il tuo spostamento è considerato come un investimento o una perdita?
Un investimento senza dubbio, perché fa parte della crescita dei giovani ingegneri.
8) Cosa ci deve essere nella testa di un ragazzo che decide di partire per studiare o lavorare?
Tanta curiosità, socievolezza, apertura ed essere molto estroversi.
9) Quando hai deciso di partire avevi qualche aspettativa?
Sono partito senza aspettative per non pormi nessuna barriera.
10) Hai trovato qualche difficoltà?
A parte un po’ all’inizio con la lingua, in cui sono stato aiutato molto da amici, la mia ragazza e i compagni dell’Università; e con i genovesi che non sono molto aperti.
Ma sono riuscito velocemente a inserirmi.
11) Ti senti parte di una comunità europea o prevale in te il sentirti francese?
Prima di tutto mi sento francese, però non dimentico mai che senza L’Unione Europea non sarei potuto venire qui.
12) Definisci la tua esperienza in 3 parole:
Unica, favolosa e divertente.
13) Quando ancora studiavi eri a conoscenza delle politiche europee a sostegno dei giovani per potersi spostare per lavoro o studio?
Sì, fin dall’inizio del mio percorso universitario ambivo ad andare all’estero con il programma Erasmus.
14) Quale pensi sia la strada giusta per l’Europa?
Scommettere sui giovani, la tutela dell’ambiente e lo sviluppo delle industrie del futuro.
Soltanto attraverso l’integrazione delle nostre competenze possiamo diventare competitivi a livello internazionale (un perfetto esempio di collaborazione industriale europea è la società Airbus, uno dei due più grandi costruttori di aerei al mondo).
15) Se andrai a votare per le prossime elezioni europee, ti stai informando per decidere come e per chi votare?
Sinceramente non ancora; ho 27 anni e la prima volta che sono andato a votare è stato proprio per le elezioni europee.
Penso che la mia scelta rimarrà la stessa del primo voto.
16) Credi che il voto a livello europeo possa in qualche modo cambiare le cose o la rappresentanza europea non esiste ancora realmente?
È la domanda che mi ero posto la prima volta che ho votato alle elezioni europee, e penso di sì.
Votare è un diritto importante che bisogna esercitare per garantire la democraticità delle istituzioni europee.
17) La vita in Italia è come te la aspettavi?
Non avevo aspettative particolari; questa esperienza mi ha permesso di abbattere i soliti luoghi comuni “pizza, mafia e mandolino”e farmi scoprire che il “Bel Paese” e la “Dolce vita” riassumono alla perfezione l’Italia.
18) Quali sono i tuoi piani per il futuro?
Non lo so, per il momento sto bene qui, poi vedrò cosa mi verrà offerto e deciderò.
19) Quali consigli daresti a un ragazzo/a che vorrebbe partire per studiare o lavorare in un altro paese?
Di lanciarsi perché è un’esperienza unica.
Come ci si sposta nell’Europa del 2014?
E’ davvero l’Europa della crisi e delle mancate opportunità?
Per rispondere a un sacco di domande che attanagliavano anche noi, abbiamo deciso di intervistare in maniera semi seria giovani europei che, valigia in mano, hanno deciso di allontanarsi dal loro paese d’origine per raggiungere mete sconosciute.
Cercando di capire cosa li ha fatti alzare dal divano di casa, quali sono le reali opportunità per noi giovani europei, e quali consigli hanno da darci e darvi.
Così, tra giovani francesi, italiani, spagnoli… speriamo di darvi qualche buono spunto e chissà, anche di rincuorarvi e rincuorarci un po’.
Il primo ragazzo che abbiamo incontrato nel nostro viaggio è
Thibault
Francese, 27 anni
Ingegnere meccanico
Parigi-Genova
Progetto Leonardo da Vinci
(il progetto Leonardo da Vinci riguarda tutti i giovani dei settori professionali; che vengono sostenuti in attività di formazione per ampliare le loro conoscenze e incentivati a percorsi di mobilità in altri paesi dove vengono riconosciute le loro qualifiche, competenze e aiutati a apprendere lingue straniere n.d.r.)
1) Innanzi tutto, qual è stato il tuo percorso scolastico?
Ho ottenuto il BACS , l’equivalente della maturità scientifica italiana; dopo il Liceo, in Francia, vengono offerte agli studenti molte possibilità di formazione superiore che si possono distinguere in cicli da 2, 3, 5 o 8 anni a seconda dell’ambito di studio.
Io ho preso una laurea biennale, che mi ha permesse di proseguire in una scuola di ingegneria per altri 3 anni con una specializzazione in meccanica aeronautica.
2) Perché sei voluto partire?
Tutte le Università di Ingegneria in Francia incoraggiano gli studenti ad intraprendere un semestre, un anno accademico o un tirocinio all’estero.
Ho voluto cambiare aria, imparare una lingua straniera.
Mi sembrava importante farlo per vedere quello che succedeva “fuori dai confini francesi”.
Penso anche che i giovani, e in particolare gli ingegneri del nostro secolo, debbano avere una mentalità aperta in un mondo sempre più globalizzato.
3) Sei partito grazie al Progetto Leonardo da Vinci: in che cosa consiste e cosa ti ha permesso di fare?
Nel mio caso consiste in una collaborazione particolare tra l’Università di Orléans e quella di Genova.
Ciò mi ha permesso di effettuare i corsi universitari e un tirocinio presso un’azienda genovese nelle quale lavoro ormai da due anni.
4) Perché hai deciso di raggiungere proprio l’Italia? E perché poi hai deciso di rimanere?
Avevo l’opportunità di scegliere tra Glasgow e Genova; e ho optato per la seconda per poter imparare una nuova lingua (dato che l’inglese già lo conoscevo a livello scolastico) e per poter esplorare meglio l’Italia, paese da cui ero rimasto affascinato dopo un viaggio estivo di qualche anno prima.
Ho deciso di rimanere perché l’azienda presso la quale ho fatto tirocinio mi ha proposto un contratto di lavoro; in più ho incontrato la mia attuale ragazza e questo sicuramente è stato un motivo aggiuntivo.
Mi sono detto: “tutto quello che capita una volta potrebbe non accadere mai più”.
5) Se avessi ricevuto un’offerta di lavoro in Francia saresti ugualmente rimasto?
Sarei rimasto lo stesso, anche se mi avessero offerto uno stipendio più alto in Francia; perché qua mi trovo bene sia dal punto di vista lavorativo che umano.
Non mi pento della mia scelta.
6) Credi che il far parte di una comunità europea abbia in qualche modo influenzato la tua decisione di partire?
Senza la libera circolazione degli studenti e dei lavoratori sarebbe stato molto più difficile compiere un’esperienza del genere.
Inoltre mi si è presentata l’opportunità di candidarmi per il Progetto Leonardo da Vinci che mi ha permesso di partire senza troppa difficoltà.
7) In Italia coloro che vanno all’estero a studiare/lavorare vengono definiti “cervelli in fuga”; dal punto di vista del tuo paese il tuo spostamento è considerato come un investimento o una perdita?
Un investimento senza dubbio, perché fa parte della crescita dei giovani ingegneri.
8) Cosa ci deve essere nella testa di un ragazzo che decide di partire per studiare o lavorare?
Tanta curiosità, socievolezza, apertura ed essere molto estroversi.
9) Quando hai deciso di partire avevi qualche aspettativa?
Sono partito senza aspettative per non pormi nessuna barriera.
10) Hai trovato qualche difficoltà?
A parte un po’ all’inizio con la lingua, in cui sono stato aiutato molto da amici, la mia ragazza e i compagni dell’Università; e con i genovesi che non sono molto aperti.
Ma sono riuscito velocemente a inserirmi.
11) Ti senti parte di una comunità europea o prevale in te il sentirti francese?
Prima di tutto mi sento francese, però non dimentico mai che senza L’Unione Europea non sarei potuto venire qui.
12) Definisci la tua esperienza in 3 parole:
Unica, favolosa e divertente.
13) Quando ancora studiavi eri a conoscenza delle politiche europee a sostegno dei giovani per potersi spostare per lavoro o studio?
Sì, fin dall’inizio del mio percorso universitario ambivo ad andare all’estero con il programma Erasmus.
14) Quale pensi sia la strada giusta per l’Europa?
Scommettere sui giovani, la tutela dell’ambiente e lo sviluppo delle industrie del futuro.
Soltanto attraverso l’integrazione delle nostre competenze possiamo diventare competitivi a livello internazionale (un perfetto esempio di collaborazione industriale europea è la società Airbus, uno dei due più grandi costruttori di aerei al mondo).
15) Se andrai a votare per le prossime elezioni europee, ti stai informando per decidere come e per chi votare?
Sinceramente non ancora; ho 27 anni e la prima volta che sono andato a votare è stato proprio per le elezioni europee.
Penso che la mia scelta rimarrà la stessa del primo voto.
16) Credi che il voto a livello europeo possa in qualche modo cambiare le cose o la rappresentanza europea non esiste ancora realmente?
È la domanda che mi ero posto la prima volta che ho votato alle elezioni europee, e penso di sì.
Votare è un diritto importante che bisogna esercitare per garantire la democraticità delle istituzioni europee.
17) La vita in Italia è come te la aspettavi?
Non avevo aspettative particolari; questa esperienza mi ha permesso di abbattere i soliti luoghi comuni “pizza, mafia e mandolino”e farmi scoprire che il “Bel Paese” e la “Dolce vita” riassumono alla perfezione l’Italia.
18) Quali sono i tuoi piani per il futuro?
Non lo so, per il momento sto bene qui, poi vedrò cosa mi verrà offerto e deciderò.
19) Quali consigli daresti a un ragazzo/a che vorrebbe partire per studiare o lavorare in un altro paese?
Di lanciarsi perché è un’esperienza unica.
Erica Crespiani