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PROTAGONISTI
Jean Monnet
Jean Monnet
Farouk
è in visita al Muse Gare
d'Orsay di Parigi, dove vicino si trova il ministero degli esteri
francese, famoso per essere il luogo della firma del trattato Schuman,
quando ad un tratto gli compare davanti un uomo con in mano una
bottiglia di Cognac:
“Ne vuoi un po’?”
“Guardi a dir la verità sono astemio, ma lei chi è scusi? Mi sembra di conoscerla”
“Certo che mi conosci; avrai sentito parlare di ne da qualche parte! Sono Jean Monnet! Il mio nome ti dice qualcosa?"
“Ma certo!! faccio anche parte di un progetto che prende il suo nome”
“Infatti, allora approfittane per farmi qualche domanda ”
“Cosa ti ha spinto, a soli sedici anni, lasciare la casa in cui vivevi?”
“A 16 anni ero già un viaggiatore. Andai a Londra ad imparare l’inglese. Scoprii la città, osservavo le tradizioni dei luoghi d’affari britannici e aiutando mio padre nel commercio del cognac. Quando partii per il mio primo viaggio distante, mio padre mi disse “ Non portarti libri. Nessuno può pensare per te. Guarda dalla finestra, parla alla gente”.
“Come hai cominciato ad occuparti del problema degli approvvigionamenti degli Alleati?”
“Allo scoppio della prima guerra mondiale cercai di rendermi utile. Trovai la soluzione al problema che gli Alleati non sapevano risolvere e che comprometteva l'esito del conflitto. Intuita la soluzione, una programmazione comune tra Francia e Inghilterra, riuscii a farmi ricevere dal Presidente del Consiglio Viviani ed a convincerlo della mia proposta. Così diedi vita al pool franco-inglese per coordinare gli acquisti ed i trasporti. Alla fine delle ostilità venni nominato segretario generale aggiunto della Società delle Nazioni.
“Cos'è la Società delle Nazioni?”
“Era una nuova organizzazione internazionale che aveva come scopo la preservazione della pace. Ma purtroppo il progetto della Società delle Nazioni non poteva affatto realizzare quei ideali di pace che si proponeva. Potevano essere prese decisioni solo all'unanimità e per questa ragione era difficile superare gli egoismi nazionali. Nel 1923 decisi di abbandonarla e ritornai ad aiutare mio padre nella sua impresa.”
“Allo scoppio del secondo conflitto mondiali sei stato richiamato dagli Alleati?”
“Sì. Venni richiamato per gestire le risorse comuni e mentre l'esercito francese veniva travolto dalle truppe Tedesche proposi a Churchill e a De Gaulle un progetto per una unione federale tra Gran Bretagna e Francia. Una unione che avrebbe messo in comune la difesa, la politica estera e gli affari economici, cercando quindi di impedire la sconfitta della Francia. Però questo tentativo fallì, la classe politica francese era ormai rassegnata alla resa.”
“Quando hai iniziato a pensare ad una Europa unita?”
“Nel 1943 entrai a fare parte del Comitato di liberazione nazionale “Francia libera”, dove organizzai insieme a De Gaulle la resistenza in esilio. Nello stesso anno al Comitato dichiarai che non ci sarebbe stata pace in Europa, se gli Stati si fossero ricostituiti sulla base della sovranità nazionale. I paesi d'Europa erano troppo piccoli per garantire ai loro popoli prosperità. Era necessario che si costituiscano in federazione.
“E' da qui che nasce la CECA?”
“Esattamente! Pensai di proporre l'istituzione di una autorità che vincolasse Francia, Germania e i paesi che vi aderirono, a gettare le basi per una possibile federazione europea, indispensabile per preservare la pace. Schuman e Adenauer accettarono la proposta il 9 maggio. Un anno dopo, con il Trattato di Parigi, Francia, Germania, Italia, Belgio, Olanda e Lussemburgo, diedero vita alla Comunità Europea del Carbone e dell'Acciaio (CECA).
“L'istituzione della CECA portò gli effetti desiderati?”
“Riuscii a dare una soluzione alla situazione di impasse tra Francia e Germania. Attraverso questa azione concreta provocai un cambiamento fondamentale nella storia europea. Si passò dal confronto e dalla minaccia di una politica di potenza, alla cooperazione tra stati.”
“Quale strategia hai spinto ad utilizzare per il compimento dell'unificazione europea?”
“Ho sempre pensato che l'integrazione europea doveva avvenire secondo un metodo funzionalista, ossia una messa in comune di determinati settori affiancati ad altri totalmente controllati dalle nazioni. Questo rispecchiava la volontà dei governi nazionali a non cedere sovranità ad organi sovranazionali in ambiti come la moneta e la difesa. Questo approccio si contrapponeva al metodo costituzionalista di Altiero Spinelli.”
“Abitualmente si pensa che un uomo solo, nel nostro mondo, sarebbe ridotto all'impotenza. La tua storia dimostra il contrario!”
“Non sono mai stato capo né di un governo, ne di un partito. Quando mi sono trovato alla testa di una organizzazione, si trattava di qualcosa creata da me. Attraverso la mia determinazione sono riuscito a dare l'input per la creazione di una comunità che ha condizionato la storia europea e mondiale; un uomo solo, in parte, ha stabilito il corso della storia”.
“Grazie mille Jean Monnet, sei un esempio per tutti i giovani, ora purtroppo devo scappare visto che l'orario di visita del museo è finito. Grazie ancora”.
Farouk Dakhlaoui
“Ne vuoi un po’?”
“Guardi a dir la verità sono astemio, ma lei chi è scusi? Mi sembra di conoscerla”
“Certo che mi conosci; avrai sentito parlare di ne da qualche parte! Sono Jean Monnet! Il mio nome ti dice qualcosa?"
“Ma certo!! faccio anche parte di un progetto che prende il suo nome”
“Infatti, allora approfittane per farmi qualche domanda ”
“Cosa ti ha spinto, a soli sedici anni, lasciare la casa in cui vivevi?”
“A 16 anni ero già un viaggiatore. Andai a Londra ad imparare l’inglese. Scoprii la città, osservavo le tradizioni dei luoghi d’affari britannici e aiutando mio padre nel commercio del cognac. Quando partii per il mio primo viaggio distante, mio padre mi disse “ Non portarti libri. Nessuno può pensare per te. Guarda dalla finestra, parla alla gente”.
“Come hai cominciato ad occuparti del problema degli approvvigionamenti degli Alleati?”
“Allo scoppio della prima guerra mondiale cercai di rendermi utile. Trovai la soluzione al problema che gli Alleati non sapevano risolvere e che comprometteva l'esito del conflitto. Intuita la soluzione, una programmazione comune tra Francia e Inghilterra, riuscii a farmi ricevere dal Presidente del Consiglio Viviani ed a convincerlo della mia proposta. Così diedi vita al pool franco-inglese per coordinare gli acquisti ed i trasporti. Alla fine delle ostilità venni nominato segretario generale aggiunto della Società delle Nazioni.
“Cos'è la Società delle Nazioni?”
“Era una nuova organizzazione internazionale che aveva come scopo la preservazione della pace. Ma purtroppo il progetto della Società delle Nazioni non poteva affatto realizzare quei ideali di pace che si proponeva. Potevano essere prese decisioni solo all'unanimità e per questa ragione era difficile superare gli egoismi nazionali. Nel 1923 decisi di abbandonarla e ritornai ad aiutare mio padre nella sua impresa.”
“Allo scoppio del secondo conflitto mondiali sei stato richiamato dagli Alleati?”
“Sì. Venni richiamato per gestire le risorse comuni e mentre l'esercito francese veniva travolto dalle truppe Tedesche proposi a Churchill e a De Gaulle un progetto per una unione federale tra Gran Bretagna e Francia. Una unione che avrebbe messo in comune la difesa, la politica estera e gli affari economici, cercando quindi di impedire la sconfitta della Francia. Però questo tentativo fallì, la classe politica francese era ormai rassegnata alla resa.”
“Quando hai iniziato a pensare ad una Europa unita?”
“Nel 1943 entrai a fare parte del Comitato di liberazione nazionale “Francia libera”, dove organizzai insieme a De Gaulle la resistenza in esilio. Nello stesso anno al Comitato dichiarai che non ci sarebbe stata pace in Europa, se gli Stati si fossero ricostituiti sulla base della sovranità nazionale. I paesi d'Europa erano troppo piccoli per garantire ai loro popoli prosperità. Era necessario che si costituiscano in federazione.
“E' da qui che nasce la CECA?”
“Esattamente! Pensai di proporre l'istituzione di una autorità che vincolasse Francia, Germania e i paesi che vi aderirono, a gettare le basi per una possibile federazione europea, indispensabile per preservare la pace. Schuman e Adenauer accettarono la proposta il 9 maggio. Un anno dopo, con il Trattato di Parigi, Francia, Germania, Italia, Belgio, Olanda e Lussemburgo, diedero vita alla Comunità Europea del Carbone e dell'Acciaio (CECA).
“L'istituzione della CECA portò gli effetti desiderati?”
“Riuscii a dare una soluzione alla situazione di impasse tra Francia e Germania. Attraverso questa azione concreta provocai un cambiamento fondamentale nella storia europea. Si passò dal confronto e dalla minaccia di una politica di potenza, alla cooperazione tra stati.”
“Quale strategia hai spinto ad utilizzare per il compimento dell'unificazione europea?”
“Ho sempre pensato che l'integrazione europea doveva avvenire secondo un metodo funzionalista, ossia una messa in comune di determinati settori affiancati ad altri totalmente controllati dalle nazioni. Questo rispecchiava la volontà dei governi nazionali a non cedere sovranità ad organi sovranazionali in ambiti come la moneta e la difesa. Questo approccio si contrapponeva al metodo costituzionalista di Altiero Spinelli.”
“Abitualmente si pensa che un uomo solo, nel nostro mondo, sarebbe ridotto all'impotenza. La tua storia dimostra il contrario!”
“Non sono mai stato capo né di un governo, ne di un partito. Quando mi sono trovato alla testa di una organizzazione, si trattava di qualcosa creata da me. Attraverso la mia determinazione sono riuscito a dare l'input per la creazione di una comunità che ha condizionato la storia europea e mondiale; un uomo solo, in parte, ha stabilito il corso della storia”.
“Grazie mille Jean Monnet, sei un esempio per tutti i giovani, ora purtroppo devo scappare visto che l'orario di visita del museo è finito. Grazie ancora”.
Farouk Dakhlaoui